Qualche tempo fa abbiamo trattato circa la possibilità di iQOO di creare i propri SoC in casa. Le evidenze parlavano infatti di certificazioni chiare, che nominavano iQOO SoC e iQOO chip. Ma quest’azienda cinese non è l’unica ad avere questa idea. Anche Vivo, conosciuta come suo macro brand, ha intenzione di lanciare i propri processori e a giustificarlo ci sarebbero delle certificazioni che il noto Digital Chat Station ci fa avere.Come ben sappiamo durante il MWC che doveva tenersi quest’anno l’azienda avrebbe devuttato nel mercato europeo facendo tremare le case di telefonia più grandi. Forse aveva intenzione di annunciare i propri processori, chissà ma…non è tutto oro ciò che luccica.
Vivo pensa di produrre processori proprietari: un trend che si sente sempre più spesso. Ma cosa c’è sotto? Sono veramente proprietari?
Ne abbiamo sentito parlare con Xiaomi che paventò l’idea di un Surge 2 ma che ha abbandonato il progetto per motivi ingoti. Poi iQOO e ora Vivo. L’idea di construirsi in casa i processori per gli smartphone è un modo come un altro per “risparmiare” e avere un margine di profitto più alto sui dispositivi venduti. Ma c’è qualcosa dietro?
Trademark per Vivo SoC 
Trademark per Vivo chip
In realtà la stragrande maggioranza dei brand non produce “per sé” i SoC bensì assembla, partendo da ARM, dei processori simili a quelli che già esistono. Infatti, la strategia di ARM di creare progetti di base a blocchi e lasciare che i propri clienti (gli OEMs) costruiscano un chip nuovo dandogli un altro nome è una cosa riconosciuta e tante aziende fanno già così.
Non è chiaro se pure Vivo opterà per questa strada ma è molto probabile poiché in questo modo i costi di produzione (e quindi di vendita) dei propri dispositivi mobili calerebbero in maniera non indifferente.
In ogni caso c’è da aspettare prima di vedere ufficialmente questi dispositivi sul nostro mercato. Per ora Vivo resta il secondo produttore in Cina. Che sorte gli spetta arrivando in Europa secondo voi?
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