Oppo, insieme a Xiaomi, è tra le aziende che brevetta più servizi e dispositivi al mondo. Tra questi, oggi veniamo a sapere di una nuova tecnologia che aiuterebbe gli utenti a dormire. Si tratta di un servizio davvero ultra tecnologico che non indurrebbe a dormire, bensì allenerebbe il cervello al sonno attraverso apparecchiature specifiche. Secondo l’abstract del brevetto dell’azienda, il tutto sarebbe possibile attraverso dispositivi elettronici, inclusi sensori di onde cerebrali, controller e trasmettitori. Ma andiamo a vedere nel dettaglio di cosa si tratta.
Oppo lavora a nuove funzionalità altamente tech di assistenza al sonno: un servizio che permette di trovare il sonno più facilmente attraverso la tecnologia
Come funziona di grazia questa “invenzione” di Oppo? I sensori adibiti vengono utilizzati per raccogliere le onde cerebrali dell’utente quando viene determinato che sta per addormentarsi. Il segnale che arriva dai sensori allo smartphone analizza se il cervello dell’utente è in uno stato attivo. Quando il cervello dell’utente è caduto nella fase REM, dunque è in una fase di inattività, il dispositivo collegato allo smartphone comincerà a mandare segnali che “alleneranno il cervello” (così si legge nell’abstract). La base scientifica di questa nuova tecnologia è assodata da anni, ma è facile capire perché Oppo è arrivata a brevettare un servizio simile.
Molti utenti sono abituati a utilizzare gli smartphone prima di andare a letto: lettura, videogiochi sono tra le attività più gettonate. Questo però fa sì che gli utenti siano ancora immersi nella scena del gioco durante il processo di addormentamento, portando a un’eccessiva attività cerebrale e influenzando la qualità del sonno. Attraverso questa tecnologia Oppo si propone di aiutare gli utenti ad addormentarsi.
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Il sensore di onde cerebrali descritto nel brevetto è staccabile e installato sulla cover posteriore dello smartphopne. Lui e lo smartphone possono comunicare sia in modalità cablata che wireless. Il sensore di onde cerebrali include un array di elettrodi e un modulo di elaborazione del segnale. Chiaramente all’interno del sistema “entrano” solo le onde cerebrali del cervello e non quelle che arrivano, eventualmente, da altri apparecchi elettronici nelle vicinanze. In sostanza solo la banda di frequenza dell’onda cerebrale (ad esempio da 1 a 30 Hz) è riservata allo studio.