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Metaverso: cosa è e perché il creatore originale si dissocia da Meta (ex Facebook)

Metaverso. Sentiremo parlare di questa cosa nei prossimi anni e anzi, sarà uno degli argomenti più in voca. Ma che cosa è un metaverso di grazia? Come è nato e soprattutto chi ha coniato questo termine? Molti (i più giovani sicuramente) penseranno che è una “nuova invenzione” di Meta (ex Facebook) ma in realtà non è così. L’idea è nata da Neal Stephenson negli anni novanta. Andiamo dunque a vedere, in base alle sue opere, cosa è questo concetto e perché non c’entra nulla con il progetto di Mark Zuckerberg.

Cosa è il metaverso e come è nato? Diamo una risposa a queste domande e vediamo come il suo creatore non ha nulla a che fare con Zuckerberg.

Metaverso“, è il termine usato da Facebook per definire i suoi prossimi passi nella costruzione di un universo virtuale. Questo, funzionerà come “la prossima versione di Internet“. Per avere un’idea chiara di quello che intende Mark Zuckerberg, basterà vedere il film Ready Player One (ma leggere il romanzo è ancora meglio). Come anticipavamo, il concetto è stato creato una trentina di anni fa da un tale chiamato Neal Stephenson che, qualche giorno addietro, ha detto la sua sul progetto del colosso blu:

Dal momento che sembra esserci una crescente confusione su questo argomento: non ho nulla a che fare con tutto ciò che FB sta facendo riguardo al Metaverso, a parte il fatto ovvio che stanno usando un termine che ho coniato in Snow Crash. Non c’è stata alcuna comunicazione tra me e FB e nessuna relazione commerciale

L’autore di Snow Crash, che per inciso è il romanzo dove Neal Stephenson ha nominato per la prima volta la parola in questione, ha voluto prendere le distanze. Non c’è niente di strano in questo: i libri di Stephenson hanno sempre avuto una componente fortemente eversiva e contraria alle grandi aziende. Si prendano ad esempio opere come Criptonomicon o Anathema

Ma se pensate che il prodotto creato da Neal fosse qualcosa nato come rivoluzionario, vi sbagliate di grosso. Anni fa, nel lontano 2017, lui stesso dichiarò che stava solo “inventando ca***te“. Dunque, il metaverso come è nato non deriva da nessuna rigorosa ricerca. Tuttavia, il metaverso di Stephenson e quello inteso da Meta, ex Facebook, nascono da un’idea comune.

metaverso
Mark Zuckerberg con gli occhiali per la realtà virtuale (AR)

Il metaverso di Stephenson è un ambiente familiare per i suoi utenti, una strada di 216 chilometri a forma di pianeta sferico. Una società lo possiede e il suo spazio, completamente vuoto, è in vendita in modo che i suoi clienti possano fare quello che vogliono. L’accesso al metaverso è completamente controllato da una società televisiva via cavo che ha il monopolio dell’informazione e delle comunicazioni. Bene, questo è il realtà il progetto di Zuckerberg.

Ma se vogliamo, il concetto di metaverso è nato ancora prima, negli anni ’70. Lo scrittore William Gibson, anni prima di Stephenson, coniò il termine cyberspazio nel suo romanzo “Burning Chrome“. Tuttavia, la differenza dei due “versi” sta nella loro tangibilità. Mentre quello di Gibson viene rappresentato più come una proiezione astratta e mentale, quello di Stephenson è molto più tangibile. Una sorta di vita parallela.

Ma detto questo, che ripercussioni avrà sulla società del futuro? Non sta a noi dirlo, ma possiamo supporre che, come nel romanzo “Ready Player One” di Ernest Cline, una delle cose più ovvie sarà l’assuefazione dell’individuo da una realtà alternativa migliore di quella reale. Zombie digitali, come detto dall’Università di Sydney che non sanno riconoscere il vero dal falso. Per citare un cantautore italiano di successo, arriveremo a credere che “questa vita è finta, come quello che passa per vero sul web“. Anzi, vi lasciamo proprio con una canzone chiamata “L’infinito” che descrive bene la società attuale e quella del futuro.

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Gianluca Cobucci
Gianluca Cobucci

Appassionato di codice, lingue e linguaggi, interfacce uomo-macchina. Tutto ciò che è evoluzione tecnologia è di mio interesse. Cerco di divulgare la mia passione con la massima chiarezza, affidandomi a fonti certe e non "al primo che passa".

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