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Cosa è e come funziona il formato AAB che sostituirà APK su Android

Chi è avvezzo al mondo degli smartphone avrà sicuramente sentito la “novità” di qualche giorno fa: sul Play Store le applicazioni che scaricheremo avranno un’altra estensione. Non si chiameranno più .apk, bensì .aab. Molti si sono spaventati da questo cambiamento ma noi siamo qui a rassicurarvi: se continuiamo a scaricare le app sul nostro smartphone Android dal Play Store, non cambierà nulla. Specifichiamo Play Store perché qualcosa cambierà solo se utilizzeremo store di terze parti. Ma vediamo nel dettaglio cosa è il nuovo standard e come funziona.

Tutto quello che c’è da sapere sul “nuovo” file AAB che andrà a sostituire il file APK sugli smartphone Android. Cosa è e come funziona?

Prima di tutto, cosa sono i file .aab? I file con estensione .aab sono progettati in modo che le applicazioni Android occupino meno spazio sul nostro smartphone. Coloro che saranno interessati sono gli sviluppatori Android, in particolare quelli che hanno applicazioni su Google Play. I file di questo tipo faranno risparmiare molto lavoro nello sviluppo di app. Ecco perché noi utenti non dovremo preoccuparci: in fondo, per noi, non cambia davvero nulla.

A dirla tutta questo formato non è poi tanto nuovo, ma è stato introdotto da Google nel 2018 per poi renderlo disponibile alla massa solo quest’anno.

Ma che differenza c’è tra .apk e .aab? Semplice: il file .apk contiene in sé tante informazioni, anche troppe, tra cui tutte quelle che a noi (utenti italiani) neanche servono. Ad esempio se scarichiamo un’apk dal Play Store, noteremo (andandolo ad analizzare) che al suo interno ci sono altri mini-pacchetti che integrano le diverse lingue, ad esempio. Cose che a noi magari non servono, ma che il formato prevede per rendere l’app “universale”. Il nuovo formato invece contiene solamente i mini-pacchetti che ci interessano.

file aab

Ma di grazia, come funziona questo file? In sostanza lo sviluppatore crea l’app con estensione .aab e di contorno ci mette dei piccoli .apk che vanno ad implementare (se servono) il file principale. Qualora noi scaricheremo l’applicazione, i server di Google scaricheranno solo i mini-apk che ci serviranno, facendo in modo che l’applicazione alla fine sia più leggera.

Conclusioni

Niente paura. Per noi non cambierà poi tanto: continueremo a scaricare dei file .apk. E come è possibile? La verità è che noi non installeremo il nuovo formato sul nostro dispositivo poiché a “lavorarci su” sarà il programma Split APK Installer, non gli utenti. Questo infatti andrà a convertire i file e ad installarli sul nostro dispositivo.

Fonte | Google

Gianluca Cobucci
Gianluca Cobucci

Appassionato di codice, lingue e linguaggi, interfacce uomo-macchina. Tutto ciò che è evoluzione tecnologia è di mio interesse. Cerco di divulgare la mia passione con la massima chiarezza, affidandomi a fonti certe e non "al primo che passa".

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