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Android senza Google? Sì, con lo smartphone /e/

Oramai tutti i devices Android hanno integrate le applicazioni Google. Solamente Huawei, a causa del ban USA voluto dall’ex presidente Trump, ha avuto grossi problemi in quanto i servizi Google sono stati eliminati dai propri smartphone. Ma c’è chi preferisce proprio non utilizzare i servizi di di Big G per diversi motivi: l’azienda detiene il monopolio e questo, eticamente, se esiste il mercato libero, non è giusto; inoltre ci sono tanti utenti che mal digeriscono il discorso privacy ed è ormai noto che l’azienda traccia i nostri dati. Insomma, è possibile utilizzare al giorno d’oggi uno smartphone Android senza Google? Sì, lo smartphone /e/ è tra i primi, se non il primo, a nascere senza i suoi servizi. Vediamo i dettagli.

Ecco /e/, il primo smartphone nato senza servizi Google che funziona come si deve, anche se il nome non giocherà molto a favore della sua fama

Ma di grazia, come è possibile far funzionare uno smartphone Android senza i servizi Google? Secondo quanto riferito da The Register, tutto questo è realtà grazie a /e/ Foundation, un’azienda che da anni cerca di de-monopolizzare il mercato degli smartphone dalle grinfie del colosso di Mountain View. Gaël Duval, CEO dell’azienda, è stato intervistato dalla testata giornalistica e ha rivelato parecchi dettagli circa questo smartphone.

Innanzitutto bisogna anticipare una cosa: non è uno smartphone “proprietario” nel senso che la costruzione non è stata portata avanti da /e/ Foundation. Concretamente il dispositivo è un Fairphone 3, il famoso device ecologico che costa purtroppo un occhio della testa. Le due aziende hanno voluto collaborare in quanto condividono un’etica abbastanza nobile: se è vero che il mercato è libero, per quale motivo bisogna continuare ad appoggiarsi (obbligatoriamente) a Google? Esistono alternative? E se non esistono, perché non crearle?

smartphone android senza google /e/
Questo è lo smartphone Android senza servizi Google: il suo nome è /e/

Ma andiamo al clou della notizia. Appena The Register ha aperto e utilizzato lo smartphone è rimasta piacevolmente sorpresa per due motivi:

  • nessuna richiesta di account, password e crapware preinstallati;
  • sono assenti le applicazioni di norma preinstallate quali Facebook, Messenger, Spotify, Apple Music, WhatsApp, Microsoft Outlook, Excel, Word, Google Maps e molte altre. Questo permette senza dubbio un’esperienza bloatware free ma soprattutto fluida;

Come viene fatto notare, creare uno dispositivo del genere da zero non è affatto semplice. L’esempio lo dà Microsoft con i suoi Windows Phones: proporre un ecosistema alternativo non è semplice quando la più grande azienda al mondo lavora da anni per crearne uno praticamente perfetto (ma che crea dipendenza).

Come è venuta l’idea di /e/ e come funziona?

Come detto pocanzi l’idea nasce dalla volontà di svincolarsi da Google e dai suoi servizi che vengono sempre preinstallati. Allora si è deciso di creare un’alternativa “Stiamo facendo un mirror [del Play Store] per tutte le applicazioni più importanti“, ha riferito Duval. “Stiamo utilizzando un servizio chiamato Cleanapk” Cleanapk è una repository di pacchetti Android (APK), che a sua volta attinge da un catalogo open source chiamato F-Droid. Cleanapk valuta le applicazioni sulla base della privacy di ciascun pacchetto utilizzando uno strumento chiamato Exodus Privacy Analysis. Da quanto abbiamo appreso, ad esempio, Candy Crush Jelly Saga segna un punteggio di 0 su 10, così come Outlook, Spotify e molte altre app ben note in base alle autorizzazioni richieste e/o ai tracker rilevati.

In che modo viene aggirato il sistema di Google Play Store?

Il sistema operativo è un fork di Lineage OS che utilizza la parte open source di Android, AOSP. Si può trovare il codice /e/ OS qui . Utilizza un progetto chiamato microG che re-implementa le app e librerie proprietarie di Android.

Android senza Google? Sì, con lo smartphone /e/

Mentre in Android commerciale, servizi come la localizzazione e le notifiche passano attraverso Google per impostazione predefinita, “con MicroG possiamo collegare qualsiasi altro servizio alternativo“, ha affermato Duval. “Ciò rende /e/ OS molto compatibile con la maggior parte delle applicazioni Android“. Secondo il CEO dell’azienda questo è il miglior modo per liberarsi dal monopolio di Google ed è la miglior via per creare applicazioni mobili.

E’ legale tutto questo?

La risposta è stata un po’ velata, ma fondamentalmente non è tutto così trasparente. Però Duval ha affermato che è meglio correre piccolo rischio legale con diversi editori, piuttosto che un grande rischio andando ad attingere direttamente al Play Store di Google. Ha inoltre aggiunto:

Non ci guadagniamo niente da questo. Se un editore non è contento che le sue applicazioni siano nel nostro negozio, ce lo dicono e noi rimuoviamo l’applicazione.

Ma ora la domanda viene spontanea. Fairphone utilizzerà questo nuovo /e/ OS sui propri device? Sicuramente no in quanto precedentemente sono stati firmati accordi con Google, accordi parecchio stringenti. Nonostante questo la collaborazione continua e sta dando i suoi frutti. L’obbiettivo dell’azienda /e/ Foundation è, in futuro, quello di trovare un’alternativa simile ma anche per iOS.

Conclusioni? Conviene questo smartphone? No, affatto. Questi sono i problemi principali:

ProContro
Solo chi ha a cuore la propria privacy e non necessita di un dispositivo performante può pensare a questo acquisto. Ma a quante persone interessa davvero?– Se un utente ha problemi si ritrova fondamentalmente solo, sia lato software che hardware: non esistono centri di assistenza e il personale dell’azienda conta meno di 60 persone;
– Non si tratta di un dispositivo performante, cosa che al giorno d’oggi tutti cercano;
– Non ci sono applicazioni ricche di funzionalità in quanto non tutte sono disponibili per un porting

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Fonte | The Register

Gianluca Cobucci
Gianluca Cobucci

Appassionato di codice, lingue e linguaggi, interfacce uomo-macchina. Tutto ciò che è evoluzione tecnologia è di mio interesse. Cerco di divulgare la mia passione con la massima chiarezza, affidandomi a fonti certe e non "al primo che passa".

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